I don’t like

I don’t like

Avrei voluto intitolare questa illustrazione “Lo strazio dei LIKE”, al contrario mi sono lasciato andare ad un inglesismo, considerato il fatto che il termine “like” (trad: “mi piace”) è in lingua inglese. Nei “profili social” (per me asocial) di adolescenti e ragazzi (ma non solo purtroppo) si deve raggiungere il massimo possibile di visualizzazioni e preferenze, perché le piattaforme (es Tik Tok) retribuiscono profumatamente in base al numero dei pollici lasciati per il gradimento (40000 euro per un milione di visualizzazioni). Per ottenere guadagni, abbiamo individui che si chiudono in auto per giorni, percorrendo poi le strade a velocità estreme fino ad uccidere persone (adulti e bambini), altri invece che compiono nefandezze di ogni tipo (picchiare in gruppo degli indifesi, deglutire alcolici massivamente in pochi secondi, saltare da un palazzo all’altro…) per avere denaro e visibilità. Resto allibito quando ci sono personaggi che, anche di fronte a violenze e catastrofi, si bloccano e filmano con il cellulare lasciando il malcapitato nei guai. Non nego che, nel pubblicare la mia grafica, sia felice di aver raggiunto quante più persone possibile; a differenza di chi lo fa solo per denaro i miei contenuti cercano di fornire riflessioni e spunti, per mettere in movimento il Pensiero attraverso le immagini. “Prima di lavorare sull’intelligenza artificiale, perché non facciamo qualcosa per la stupidità naturale?” (Steve Polyak – Neurologo statunitense).

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