Ragazzi nella grotta in Thailandia

Bhuddatelo fuori

Nei giorni passati mi sono chiesto (ed ancora lo faccio), di fronte alla notizia lanciata da tutte le testate giornalistiche mondiali a partire dal 23 giugno 2018, quale sia stata la motivazione reale che abbia spinto l’allenatore di una squadra di calcio giovanile a portare tutti gli atleti all’interno di una galleria impervia (Tham Luang è il suo nome), un labirinto inestricabile di corridoi, con molte immersioni e arrampicate. I ragazzi sono stati salvati da un’imponente macchina dei soccorsi che ha impiegato settimane per liberarli dalla loro prigionia; comunque tale irresponsabile scelta ha causato anche la morte di uno dei sub impegnati nelle operazioni di recupero. Personalmente mi domando perchè, per dimostrare forza, tenacia, coraggio, capacità di resistenza (e tutto ciò che possa venirvi in mente) si debba arrivare a questi estremi. Perchè non portare i ragazzi in un luogo aperto, magari organizzando un percorso difficile (ma non a rischio della vita) in montagna? No, per l’allenatore sarebbe stata un’azione scontata. Sono costernato dall’aver letto su qualche testata giornalistica il titolo ad effetto “Grotte killer” . Il killer, in questo caso, mi sembra facilmente identificabile…e non è certamente la grotta. La vignetta di oggi mette in risalto la sconfitta dell’allenatore, espulso con cartellino rosso dal Bhudda stesso (il buddismo in Thailandia è la religione più diffusa). “Gli elementi più comuni dell’universo sono l’idrogeno e la stupidità. Ma non in quest’ordine” (Anonimo).

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